
Il governo Berlusconi senza dire niente a nessuno ha dato il via alla privatizzazione dell'acqua pubblica. Il Parlamento ha votato l'articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti (del 25 giugno 2008), trasformato in Legge 133 ( votato il 5 AGOSTO 2008) che afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica.
8 marzo 2009 - Rosaria Ruffini
Fonte: http://www.gandhiedizioni.com/
8 marzo 2009 - Rosaria Ruffini
Fonte: http://www.gandhiedizioni.com/
Mentre nel paese imperversano discussioni sull'eutanasia, grembiulino a scuola, guinzaglio al cane e sul flagello dei graffiti, il governo Berlusconi senza dire niente a nessuno ha dato il via alla privatizzazione dell'acqua pubblica. Il Parlamento ha votato l'articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti, che afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica.Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico ma una merce, e quindi sarà gestita da multinazionali (le stesse che possiedono l'acqua minerale).Già a Latina la multinazionale che gestisce l'acqua locale ha deciso di aumentare le bollette del 300%. Ai consumatori che protestano, la multinazionale manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori.La privatizzazione dell'acqua che sta avvenendo a livello mondiale provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri.L'uomo è fatto per il 65% di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in vendita.L'acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno può appropriarsene per trarne illecito profitto. L'acqua è l'oro bianco per cui si combatteranno le prossime guerre.... Guerre che saranno dirette dalle multinazionali alle quali oggi il governo, preoccupato per i grembiulini, sta vendendo il 65% del nostro corpo.
Acqua in bocca.
Ma questa assurda e "incomprensibile" battaglia dell'acqua inziava già quest'estate quando Padre Zanotelli scriveva a Walter Veltroni così:
Caro Walter, pace e bene!
Oggi (22 marzo, ndr), Giornata mondiale dell'acqua, mi sono sentito ancora più spinto a scriverti questa lettera aperta. Ho esitato molto a farlo proprio perché siamo in piena campagna elettorale, ma alla fine ho deciso di scriverla mosso dall'enorme grido degli impoveriti che mi ruggisce dentro.Tu sei venuto a trovarmi a Korogocho, una spaventosa baraccopoli di Nairobi (Kenya) e hai toccato con mano come «vivono» i baraccati d'Africa.Davanti a quell'inferno umano, tu hai pianto. Mi avevi promesso, in quella densa conversazione nella mia baracca, che avresti portato quell'immenso grido di sofferenza umana nell'arena politica. Ora che sei il segretario del Partito democratico, sembra che ti sia dimenticato di quel «grido dei poveri». Non ne sento proprio parlare. Non chiedo carità (non serve!), chiedo giustizia, quella distributiva che è il campo specifico della politica. E non parlo solo della fame nel mondo (fa già parte degli 8 obiettivi del Millennio, su cui si è fatto quasi nulla!), ma soprattutto della sete del mondo. (Infatti non è più il petrolio il bene supremo, ma l'acqua che, con i cambiamenti climatici, andrà scarseggiando). Se questo è vero, perché nel tuo programma elettorale appoggi la privatizzazione dell'acqua?Lo sai che questo significa la morte di milioni di persone per sete? Con questa logica di privatizzazione, se oggi abbiamo cinquanta milioni di morti per fame, domani avremo cento milioni di morti di sete. Sono scelte politiche che si pagano con milioni di morti.Caro Walter, perché quelle tue lacrime su Korogocho non le puoi trasformare in gocce d'acqua per i poveri? L'acqua è sacra, l'acqua è vita.Caro Walter, perché non puoi proclamare che l'acqua non è una merce, ma è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestita dalle comunità locali con totale capitale pubblico, al minimo costo possibile per l'utente, senza essere Società per azioni?Solo così potrai asciugare le tue lacrime e quelle degli impoveriti del pianeta, ma anche dei poveri del Nord del mondo come le classi deboli di questa mia Napoli.Chi dei nostri poveri potrà mai bere l'acqua del rubinetto, con bollette aumentate del 300 per cento, come è avvenuto a Aprilia?Caro Walter, sull'acqua ci giochiamo tutto, ci giochiamo la nostra stessa democrazia, ci giochiamo il futuro del pianeta.Caro Walter, non dimenticarti di quelle lacrime di Korogocho!
Oggi (22 marzo, ndr), Giornata mondiale dell'acqua, mi sono sentito ancora più spinto a scriverti questa lettera aperta. Ho esitato molto a farlo proprio perché siamo in piena campagna elettorale, ma alla fine ho deciso di scriverla mosso dall'enorme grido degli impoveriti che mi ruggisce dentro.Tu sei venuto a trovarmi a Korogocho, una spaventosa baraccopoli di Nairobi (Kenya) e hai toccato con mano come «vivono» i baraccati d'Africa.Davanti a quell'inferno umano, tu hai pianto. Mi avevi promesso, in quella densa conversazione nella mia baracca, che avresti portato quell'immenso grido di sofferenza umana nell'arena politica. Ora che sei il segretario del Partito democratico, sembra che ti sia dimenticato di quel «grido dei poveri». Non ne sento proprio parlare. Non chiedo carità (non serve!), chiedo giustizia, quella distributiva che è il campo specifico della politica. E non parlo solo della fame nel mondo (fa già parte degli 8 obiettivi del Millennio, su cui si è fatto quasi nulla!), ma soprattutto della sete del mondo. (Infatti non è più il petrolio il bene supremo, ma l'acqua che, con i cambiamenti climatici, andrà scarseggiando). Se questo è vero, perché nel tuo programma elettorale appoggi la privatizzazione dell'acqua?Lo sai che questo significa la morte di milioni di persone per sete? Con questa logica di privatizzazione, se oggi abbiamo cinquanta milioni di morti per fame, domani avremo cento milioni di morti di sete. Sono scelte politiche che si pagano con milioni di morti.Caro Walter, perché quelle tue lacrime su Korogocho non le puoi trasformare in gocce d'acqua per i poveri? L'acqua è sacra, l'acqua è vita.Caro Walter, perché non puoi proclamare che l'acqua non è una merce, ma è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestita dalle comunità locali con totale capitale pubblico, al minimo costo possibile per l'utente, senza essere Società per azioni?Solo così potrai asciugare le tue lacrime e quelle degli impoveriti del pianeta, ma anche dei poveri del Nord del mondo come le classi deboli di questa mia Napoli.Chi dei nostri poveri potrà mai bere l'acqua del rubinetto, con bollette aumentate del 300 per cento, come è avvenuto a Aprilia?Caro Walter, sull'acqua ci giochiamo tutto, ci giochiamo la nostra stessa democrazia, ci giochiamo il futuro del pianeta.Caro Walter, non dimenticarti di quelle lacrime di Korogocho!
E Veltroni rispondeva così:
L'acqua è un bene di tutti. Walter Veltroni, 1 aprile 2008.
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