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venerdì 23 aprile 2010

Earth Day



Che Aggiungere...?

Fonte: Greenpeace

martedì 16 febbraio 2010

NATURA. A QUALCUNO PIACE MORTA



Il Senato della Repubblica, giovedì 28 gennaio 2010, ha approvato tra le proteste generali l'articolo 43 della legge Comunitaria. In gioco, con questo articolo "ingannevole", ci sono tante cose e tutte molto negative, che la LIPU riassume in poche parole: caccia "no limits"!

L'articolo 43 è anzitutto una beffa all'Europa, che da quattro anni attende invano dall'Italia risposte alle infrazioni commesse. Italia che abusa della caccia in deroga a specie protette; che non prevede alcun divieto di caccia nelle delicatissime fasi di riproduzione e migrazione degli uccelli; che non tutela abbastanza le zone di protezione speciale e gli habitat naturali. .

Nessuna di queste risposte all'Europa arriverà, con l'articolo 43.
In sostanza, l'Italia sta dicendo all'Europa che risolverà un'infrazione aggiungendone un'altra!

Ma l'articolo 43 è anche un grave e concreto danno alla Natura.
Perché si potrà cacciare ad agosto, con i piccoli uccelli ancora dipendenti dai genitori, o nel delicato mese di febbraio, quando i migratori sono nel pieno del loro viaggio di ritorno verso i luoghi di riproduzione.

Natura già ferita da mille assalti: la distruzione degli habitat, i cambiamenti climatici, l'inquinamento ambientale, lo scempio al territorio e al paesaggio.
Natura che ci chiede ben altro, e cioè rispetto, cura, attenzione, conoscenza.

L'articolo 43 è poi una ferita al diritto, alla chiarezza, alla trasparenza della politica. Perché la sua approvazione al Senato si è consumata tra sotterfugi, trucchi, piccoli inganni, pressioni indebite, cose nascoste o mistificate.

Infine, l'articolo 43 è un raggiro delle persone, degli italiani: di quell'86% di italiani (sondaggio IPSOS per LIPU etc.) contrari ad ogni allungamento della stagione venatoria.
Il 2010 è l'anno internazionale della Biodiversità. Ci sono tante cose da fare: natura da conoscere e proteggere, voli da salutare, boschi e alberi con cui respirare. La Biodiversità: un mondo infinito e meraviglioso.

Cosa c'entrano i fucili e il piombo con tutto ciò?

Presto l'articolo 43 andrà alla Camera.

Fermiamolo, tutti insieme, stai con la LIPU. Diffondi questo appello. Firma la petizione LIPU

Segui sul sito LIPU la campagna "Fermiamo caccia selvaggia"


I DISEGNI DI LEGGE ORSI E ALTRI: E' CACCIA SELVAGGIA.

Dal Senato della Repubblica prende il via uno dei più gravi attacchi alla Natura, agli animali selvatici, alle aree protette, alla nostra stessa sicurezza: comincia la discussione di vari disegni di legge, a partire dal testo unificato del senatore Franco Orsi, che mirano ad una pressoché totale liberalizzazione della caccia.
Animali usati come zimbelli, caccia nei parchi, riduzione delle aree protette, caccia nelle zone incendiate, caccia alle oche, alle peppole, ai fringuelli, caccia nei periodi e lungo le rotte di migrazione degli uccelli.
- Caccia a sedici anni!
La legge 157/1992, l’unica legge che tutela direttamente la fauna selvatica nel nostro Paese, sta per essere smantellata.
Fermiamoli!!!
Il Testo del senatore Orsi
- Si apre la caccia lungo le rotte di migrazione.
L’articolo 1 comma 5 del testo Orsi consente la caccia specialistica lungo le rotte di migrazione: una situazione che arrecherà grande disturbo e incentiverà il bracconaggio, in aree molto importanti per il delicatissimo viaggio e la sosta degli uccelli migratori.
- Liberalizzazione dei richiami vivi! Sapete cosa sono i richiami vivi? Gli uccelli tenuti “prigionieri” in piccolissime gabbie per attirarne altri. Già oggi questa pessima pratica è consentita, seppure limitatamente. Ma il senatore Orsi vuole liberalizzarla. Sarà possibile detenere un numero illimitato di uccelli da usare come “esche”. Tutte le specie di uccelli, cacciabili o non cacciabili, potranno essere usate come richiami vivi. Anche le peppole, i fringuelli, i pettirossi… Non solo: ma spariranno gli anelli di riconoscimento per i richiami vivi, utili a impedire nuove catture illegali. Sarà sufficiente un certificato!!! La motivazione del senatore Orsi: gli anellini di riconoscimento danno fastidio agli uccelli. Insomma, a dare fastidio sarebbero gli anellini, non la costrizione in piccole gabbia e una vita da esca! (Articolo 5)
- Caccia al buio! La chiusura serale della caccia agli uccelli migratori viene prorogata fino ad un’ora oltre il tramonto, con il rischio di abbattere specie superprotette e il rischio di sicurezza per le persone. (Articolo 18 commi 7 e 7 bis)
- Licenza di caccia a 16 anni. Un pre-patentino permetterà ai sedicenni di andare a caccia. Per i ragazzi noi chiediamo libri, musica, sport, natura, non fucili! (Articolo 12 commi 9 e 10)
- Caccia nelle aree incendiate. Cancellato lo storico divieto di esercitare la caccia, per dieci anni, nelle aree boscate percorse da incendi e dunque gravemente danneggiate dal punto di vista naturalistico. (Articolo 10)
- Ancora piombo nelle zone umide. Nonostante il divieto già previsto da un’altra legge italiana (la n. 66 del 2006) in recepimento della convenzione internazionale AEWA, il testo Orsi non prevede alcun divieto, nelle zone umide, dei pallini di piombo, che inquinano l’acqua e provocano il grave fenomeno del saturnismo negli uccelli acquatici.
- 700 mila imbalsamatori. I cacciatori potranno “preparare trofei”, senza essere soggetti “ad alcuna autorizzazione”. (Articolo 6, comma 2 bis).
- Mortificata la ricerca scientifica. L’Autorità scientifica di riferimento per lo Stato (l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, oggi ISPRA) rischia di essere completamente sostituta da istituti regionali. Gli istituti regionali rilasceranno pareri su materie di rilevanza nazionale e comunitaria. Potenziale impossibilità di effettuare studi, ricerche e individuazione di standard uniformi sul territorio nazionale. (Articolo 7 commi 5, 5 bis, 5 ter)
- Leggi regionali per cacciare specie non cacciabili. Non sono bastate quattro procedure di infrazione dell’Unione europea, non sono bastate due sentenze della Corte Costituzionale. Il senatore Orsi regalerà a Veneto e Lombardia, ovvero agli ultrà della caccia, la possibilità di continuare a cacciare specie non cacciabili, e di farlo con leggi regionali. E le multe europee le pagheremo noi! (Articolo 19 ter commi 16,17, 18 ,19, 20, 21).
- Caccia con neve e ghiaccio. Nelle aziende agri-faunistiche si potrà cacciare anche in presenza di neve e ghiaccio, cioè in momenti di grandi difficoltà per gli animali a reperire cibo, rifugio, calore. (Articolo 21 comma 1, lettere m ed n).
- Ritorno all’utilizzo degli uccelli come zimbelli! A noi pare che sia puro medioevo! Le civette legate per zampe e ali e utilizzate come esca! (Articolo 21 comma 1 lettera p).
- Ridotta la vigilanza venatoria. I guardiaparchi, le guardie ecologiche, le guardie zoofile non potranno più svolgere vigilanza! Nel Paese con il tasso di bracconaggio tra i più alti d’Europa, cosa fa il Senatore Orsi? Riduce la vigilanza! (Articolo 27 comma 2)
- Ridotta la presenza ambientalista nei Comitati di controllo. Le associazioni ambientaliste presenti nel Comitato sulla 157 saranno ridotte da quattro a tre, a fronte di sette associazioni di cacciatori. Inoltre, l’ENPA e il Club Alpino Italiano, storiche associazioni, vengono del tutto estromesse. (Articolo 8 comma 1).
- E tanto altro ancora.

Fonte: Lipu ( Lega Italiana Protezione Uccelli).

sabato 13 giugno 2009

Rapporto sui "Profughi ambientali"

Legambiente presenta il suo rapporto sui "Profughi ambientali". Una stima parla di 70 e 80 milioni di "ecoprofughi" tra il 2007 e il 2008.
11 giugno 2009

Legambiente ha presentato a giugno il dossier “Profughi ambientali”. Secondo la ricerca sono stati tra i 70 e gli 80 milioni gli “ecoprofughi” che nel 2007-2008 hanno abbandonato le proprie terre a causa di desertificazione, inondazioni e degli effetti del riscaldamento globale. Il loro numero ha raggiunto quello delle persone in fuga dalle guerre. E il dato certamente continuerà a crescere: le previsioni parlano di 135 milioni di profughi possibili entro il 2010.
Complessivamente oltre 800 milioni di persone vivono in aree a rischio, di cui 344 milioni per cicloni tropicali e 521 milioni per inondazioni. Le zone aride e semiaride – quelle che subiscono di più il peso del clima impazzito - rappresentano il 40% della Terra, ossia 5,2 miliardi di ettari, in cui vivono 2 miliardi di persone. In questo momento ci sono altri 6 milioni di imminenti “ecoprofughi”, che dovranno scappare a causa dell’innalzamento delle temperature: la metà di questo flusso migratorio sarà causata da catastrofi naturali, inondazioni e tempeste, mentre i restanti 3 milioni di persone dovranno sfollare per via dell’innalzamento del livello del mare e della desertificazione. La previsione per il futuro, secondo l’Unhcr (Agenzia dell’Onu per i rifugiati), è di 200-250 milioni di persone in fuga per “cause ambientali” entro il 2050.
L’Africa tra il 1997 e il 2020 avrà subito un flusso di uscita diretto al Nord del Continente e all’Europa di ben 60 milioni di persone. A minacciare seriamente il Bangladesh e molte piccole isole dell’oceano Pacifico è la crescita del livello dell’acqua: 2.000 abitanti delle Isole Carteret (Papua Nuova Guinea) e 100.000 della Repubblica di Kiribati. Ma la questione ambientale non interessa soltanto i cosiddetti paesi in via di sviluppo, dal momento che neanche l’Europa e il Mediterraneo sono al sicuro: 30 milioni di ettari di terra che si affaccia sul Mediterraneo manifestano già i sintomi della desertificazione, mettendo a rischio ben 6,5 milioni di persone. Un quinto della Spagna è soggetta al medesimo fenomeno, così come parte del Portogallo. E ancora, Marocco, Libia e Tunisia perdono annualmente mille chilometri quadrati di terre produttive. In Egitto le terre irrigate sono state dimezzate. Per quanto riguarda invece l’Italia, lo studio stima che a causa del riscaldamento globale saranno sommersi all’incirca 4.500 chilometri quadrati del territorio nazionale, soprattutto al Sud.
L’intero scenario costringerà le Agenzie umanitarie a pensare provvedimenti mai adottati prima, a partire da un potenziamento delle riserve di emergenza fino a 10 o 20 volte. Al di là delle prospettive future, gli effetti del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici sono già una drammatica realtà in molti paesi, che hanno pagato un prezzo alto per vittime e sfollati. In 350.000 sono stati colpiti in Namibia dalla recente inondazione dovuta alle piogge torrenziali iniziate dal mese di gennaio scorso.
Il 50% delle strade e il 63% dei raccolti è a rischio, con anche gravi danni all’economia e per la sussistenza: secondo l’Onu 544.000 persone potrebbero confrontarsi con un’insufficienza di cibo tra il 2009 e il 2010. In Angola non va meglio: 160.000 persone hanno subito inondazioni, ma è un numero che potrebbe ancora crescere. E ancora, in Myanmar (ex Birmania) il ciclone Nargis a maggio 2008 ha fatto 140.000 vittime, colpendo anche altri 2-3 milioni di persone e costringendo 800.000 persone a sfollare.
Nonostante lo scenario di devastazione, la situazione dei profughi ambientali non ha trovato finora molta attenzione a livello internazionale. Non è riconosciuto, ad esempio, lo status di “profugo ambientale”, come invece per i profughi politici. Maurizio Gubbiotti coordinatore della segreteria nazionale e direttore del Dipartimento internazionale di Legambiente, tiene a sottolineare che «per decenni la questione dei profughi è stata affrontata solo in relazione ai conflitti, anche se il sorpasso numerico registrato nel 2007-2008 ha di fatto attirato l"attenzione internazionale sul problema, che non è di minore rilevanza rispetto a quello delle guerre. Ora dobbiamo invertire questa tendenza». E per farlo serve, secondo Gubbiotti, «una politica energetica che metta in discussione la dipendenza da petrolio e carbone da parte dell’Occidente promuovendo le energie alternative. Si può inoltre intervenire a livello mondiale perché nel futuro del Protocollo di Kyoto ci siano investimenti non solo nelle buone prassi, ma anche per progetti che consentano di dare spazio a un’agricoltura all’insegna della sovranità alimentare». A questo punto i paesi occidentali non possono più far finta di non vedere dove si è arrivati: «Il problema parte certamente da noi, dalle nostre politiche energetiche attuate che si ripercuotono anche sui paesi in via di sviluppo che scontano le nostre pratiche non sostenibili».

giovedì 14 maggio 2009

Scajola ha autorizzato la PoValley a perforare nel Parco del Curone alla ricerca di petrolio. Si teme un disastro ecologico
















L`area in località Fornace dove potrebbe sorgere il pozzo petrolifero

Scajola ha autorizzato la PoValley a perforare nel Parco del Curone in zona ``Fornace e a Bagaggera`` alla ricerca di petrolio. Si teme un disastro ecologico. La Provincia di Lecco e i sindaci sono in stato di massima allerta.
Ora si attendono le reazioni del ministro al Turismo Brambilla e dei parlamentari della maggioranza "PDL e Lega Nord".
Senza avvisare gli organi e le istituzioni competenti in materia il ministero per lo sviluppo economico guidato da Claudio Scajola (Popolo della Libertà) ha autorizzato la Po Valley ad effettuare le trivellazioni per la ricerca del petrolio. E, come se non bastasse, i siti individuati sono proprio nel cuore del Parco del Curone ente che, pare per una dimenticanza, non era nemmeno stato avvertito di quest'ultima novità.
Un affronto gravissimo agli enti locali che, nel totale silenzio, si sono visti sorpassare e trovare il piatto servito in tavola a giochi ormai fatti con il rischio che un'area preservata da numerosi vincoli, esclusa dalle attività industriali e agricole, si veda violentata dall'arrivo delle trivelle per l'escavazione del petrolio.
Alla conferenza dei servizi dello scorso giovedì cui l'assessore provinciale Marco Molgora ha partecipato con la delega di una decina di sindaci e la presenza di un tecnico di Merate ha sottolineato con irritazione l'offesa istituzionale agli enti locali ( la Provincia di Lecco, per inciso, così come il Parco del Curone, è stata avvisata solo verbalmente, di tutta fretta e 36 ore prima poichè per un errore al numero di fax la comunicazione non era pervenuta).
"Quanto accaduto è inaudito, riprovevole e immorale. Dallo scorso 10 aprile, data di scadenza dei sei mesi dati alla Po Valley per la presentazione del progetto al ministero dello sviluppo economico abbiamo subissato di telefonate, mail, richieste scritte e verbali il ministero stesso, ha commentato l'assessore provinciale Marco Molgora da Roma, nessuno ci ha mai risposto e quando lo facevano ci dicevano di non essere a conoscenza di nulla. La sera di martedì 5 maggio ricevo una telefonata del sindaco di Montevecchia che mi chiede informazioni circa la conferenza dei servizi convocata per giovedì 7 in Regione relativa al progetto Bernaga di idrocarburi. Come ente provincia non ero al corrente di nulla, non essendo pervenuta nessuna comunicazione e così neanche il Parco. Abbiamo così scoperto che il ministero ha autorizzato la Po Valley ad avviare la procedura di escavazione del pozzo, proprio nella Valle del Curone. Il progetto Bernaga altro non è che la ridefinizione del progetto Ossola che sindaci e provincia hanno fortemente contrastato fino all'ultimo. Solamente oggi (martedì 11 maggio, ndr) abbiamo ricevuto la comunicazione di questa autorizzazione concessa alla società".

Nel corso della conferenza in Regione l'assessore Molgora è riuscito ad ottenere che fino al prossimo 30 giugno non vengano fatti ulteriori passaggi. Le due aree individuate sono collocate nel cuore del Parco del Curone. Una nella vecchia cava in località Fornace di Bagaggera, l'altra nel vecchio allevamento bovino ormai dismesso tra Olgiate e Rovagnate. Mercoledì sera nel corso del consiglio che si terrà a Cascina Butto l'assessore Molgora relazionerà al presidente del Parco Eugenio Mascheroni la situazione e si deciderà così con quali azioni procedere.

Fonte: MerateOnLine, 11 maggio 2009

Firma la petizione online ospitata da Firmiamo.it : NO ALLA POVALLEY E I POZZI PETROLIFERI NELLA VALLE DEL CURONE !.

Inoltre è stato creato un forum dedicato alla petizione. Lo puoi trovare qui.Usalo per esprimere il tuo parere.

martedì 5 maggio 2009

E' al colmo la feccia










Il 12 luglio 2008 Padre Zanotelli scriveva questa lettera. Ad oggi la situazione non è cambiata, anzi è peggiorata. Qualche chiarimento sugli inceneritori in Campania e sulle discariche controllate dall'esercito italiano.

Carissimi,
è con la rabbia in corpo che vi scrivo questa lettera dai bassi di Napoli, dal Rione Sanità nel cuore di quest'estate infuocata. La mia è una rabbia lacerante perché oggi la Menzogna è diventata la Verità. (...)

Quando, dopo Korogocho, ho scelto di vivere a Napoli, non avrei mai pensato che mi sarei trovato a vivere le stesse lotte. Sono passato dalla discarica di Nairobi, a fianco della baraccopoli di Korogocho alle lotte di Napoli contro le discariche e gli inceneritori. Sono convinto che Napoli è solo la punta dell'iceberg di un problema che ci sommerge tutti. Infatti, se a questo mondo, gli oltre sei miliardi di esseri umani vivessero come viviamo noi ricchi (l'11% del mondo consuma l'88% delle risorse del pianeta!) avremmo bisogno di altri quattro pianeti come risorse e di altro quattro come discariche ove buttare i nostri rifiuti. I poveri di Korogocho, che vivono sulla discarica, mi hanno insegnato a riciclare tutto, a riusare tutto, a riparare tutto, a rivendere tutto, ma soprattutto a vivere con sobrietà.
E' stata una grande lezione che mi aiuta oggi a leggere la situazione dei rifiuti a Napoli e in Campania, regione ridotta da vent'anni a sversatoio nazionale dei rifiuti tossici.Infatti esponenti della camorra in combutta con logge massoniche coperte e politici locali, avevano deciso nel 1989, nel ristorante "La Taverna" di Villaricca", di sversare i rifiuti tossici in Campania. Questo perché diventava sempre più difficile seppellire i nostri rifiuti in Somalia. Migliaia di Tir sono arrivati da ogni parte di Italia carichi di rifiuti tossici e sono stati sepolti dalla camorra nel Triangolo della morte (Acerra-Nola- Marigliano), nelle Terre dei fuochi (Nord di Napoli) e nelle campagne del Casertano. Questi rifiuti tossici "bombardano" oggi, in particolare i neonati, con diossine, nanoparticelle che producono tumori, malformazioni, leucemie......
Il documentario Biutiful Cauntri esprime bene quanto vi racconto. ( vedi fondo pagina la presentazione del film).
A cui bisogna aggiungere il disastro della politica ormai subordinata ai potentati economici-finanziari. Infatti questa regione è stata gestita dal 1994 da 10 commissari straordinari per i rifiuti, scelti dai vari governi nazionali che si sono succeduti (E' sempre più chiaro, per me, l'intreccio fra politica, potentati economici-finanziari, camorra, logge massoniche coperte e servizi segreti!). In 15 anni i commissari straordinari hanno speso oltre due miliardi di euro, per produrre oltre sette milioni di tonnellate di "ecoballe", che di eco non hanno proprio nulla: sono rifiuti tal quale, avvolti in plastica che non si possono nè incenerire (la Campania è già un disastro ecologico!) né seppellire perché inquinerebbero le falde acquifere. Buona parte di queste ecoballe, accatastate fuori la città di Giugliano, infestano con il loro percolato quelle splendide campagne denominate "Taverna del re".
E così siamo giunti al disastro! Oggi la Campania ha raggiunto gli stessi livelli di tumore del Nord-Est, che però ha fabbriche e lavoro. Noi, senza fabbriche e senza lavoro, per i rifiuti siamo condannati alla stessa sorte. Il nostro non è un disastro ecologico - lo dico con rabbia - ma un crimine ecologico, frutto di decisioni politiche che coprono enormi interessi finanziari. Ne è prova il fatto che Prodi, a governo scaduto, abbia firmato due ordinanze: una che permetteva di bruciare le ecoballe di Giugliano nell'inceneritore di Acerra, l'altra che permetteva di dare il Cip 6 (la bolletta che paghiamo all'Enel per le energie rinnovabili) ai 3 inceneritori della Campania che "trasformano la merda in oro - come dice Guido Viale - Quanto più merda, tanto più oro!"
Ulteriore rabbia quando il governo Berlusconi ha firmato il nuovo decreto n.90 sui rifiuti in Campania. Berlusconi ci impone, con la forza militare, di costruire 10 discariche e quattro inceneritori.
Se i 4 inceneritori funzionassero, la Campania dovrebbe importare rifiuti da altrove per farli funzionare. Da solo l'inceneritore di Acerra potrebbe bruciare 800.000 tonnellate all'anno! E' chiaro allora che non si vuole fare la raccolta differenziata, perché se venisse fatta seriamente (al 70 %), non ci sarebbe bisogno di quegli inceneritori. E' da 14 anni che non c'è volontà politica di fare la raccolta differenziata. Non sono i napoletani che non la vogliono, ma i politici che la ostacolano perché devono ubbidire ai potentati economici-finanziari promotori degli inceneritori. E tutto questo ci viene imposto con la forza militare vietando ogni resistenza o dissenso, pena la prigione. Le conseguenze di questo decreto per la Campania sono devastanti. "Se tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge (articolo 3 della Costituzione), i Campani saranno meno uguali, avranno meno dignità sociale - così afferma un recente Appello ai Parlamentari Campani. Ciò che è definito "tossico" altrove, anche sulla base normativa comunitaria, in Campania non lo è; ciò che altrove è considerato "pericoloso"qui non lo sarà. Le regole di tutela ambientale e salvaguardia e controllo sanitario, qui non saranno in vigore. La polizia giudiziaria e la magistratura, in tema di repressione di violazioni della normativa sui rifiuti, hanno meno poteri che nel resto d'Italia e i nuovi tribunali speciali per la loro smisurata competenza e novità, non saranno in grado di tutelare, come altrove accade, i diritti dei Campani".
Davanti a tutto questo, ho diritto ad indignarmi. Per me è una questione etica e morale. Ci devo essere come prete, come missionario. Se lotto contro l'aborto e l'eutanasia, devo esserci nella lotta su tutto questo che costituisce una grande minaccia alla salute dei cittadini campani. Il decreto Berlusconi straccia il diritto alla salute dei cittadini Campani.
Per questo sono andato con tanta indignazione in corpo all'inceneritore di Acerra, a contestare la conferenza stampa di Berlusconi, organizzata nel cuore del Mostro, come lo chiama la gente. Eravamo pochi, forse un centinaio di persone (La gente di Acerra, dopo le botte del 29 agosto 2004 da parte delle forze dell'ordine, è terrorizzata e ha paura di scendere in campo). Abbiamo tentato di dire il nostro no a quanto stava accadendo. Abbiamo distribuito alla stampa i volantini: "Lutto cittadino.La democrazia è morta ad Acerra. Ne danno il triste annuncio il presidente Berlusconi e il sottosegretario Bertolaso." Nella conferenza stampa (non ci è stato permesso parteciparvi!) Berlusconi ha chiesto scusa alla Fibe per tutto quello che ha "subito" per costruire l'inceneritore ad Acerra! (ricordo che la Fibe è sotto processo oggi !) Uno schiaffo ai giudici! Bertolaso ha annunciato che aveva firmato il giorno prima l'ordinanza con la Fibe perché finisse i lavori! Poi ha annunciato che avrebbe scelto con trattativa privata, una delle tre o quattro ditte italiane e una straniera, a gestire i rifiuti. Quella italiana sarà quasi certamente la A2A (la multiservizi di Brescia e Milano) e quella straniera è la Veolia, la più grande multinazionale dell'acqua e la seconda al mondo per i rifiuti. Sarà quasi certamente Veolia a papparsi il bocconcino e così, dopo i rifiuti, si papperà anche l'acqua di Napoli. Che vergogna! E' la stravittoria dei potentati economici-finanziari, il cui unico scopo è fare soldi in barba a tutti noi che diventiamo le nuove cavie. Sono infatti convinto che la Campania è diventata oggi un ottimo esempio di quello che la Naomi Klein nel suo libro Shock Economy, chiama appunto l'economia di shock! Lì dove c'è emergenza grave viene permesso ai potentati economico-finanziari di fare cose che non potrebbero fare in circostanze normali. Se funziona in Campania, lo si ripeterà altrove (New Orleans dopo Katrina insegna!).
E per farci digerire questa pillola amara, O' Sistema ci invierà un migliaio di volontari per aiutare gli imbecilli dei napoletani a fare la raccolta differenziata, un migliaio di alpini per sostenere l'operazione e trecento psicologi per oliare questa operazione!! Ma a che punto siamo arrivati in questo paese!?! Mi indigno profondamente! E proclamo la mia solidarietà a questo popolo massacrato! "Padre Alex e i suoi fratelli" era scritto in una fotografia apparsa su Tempi (inserto di La Repubblica). Sì, sono fiero di essere a Napoli in questo momento così tragico con i miei fratelli (e sorelle) di Savignano Irpino, espropriati del loro terreno seminato a novembre, con i miei fratelli di Chiaiano, costretti ad accedere nelle proprie abitazioni con un pass perchè sotto sorveglianza militare.
Per questo, con i comitati come Allarme Rifiuti Tossici , con le reti come Lilliput e con tanti gruppi, continueremo a resistere in Campania. Non ci arrenderemo. Vi chiedo di condividere questa rabbia, questa collera contro un Sistema economico-finanziario che ammazza ed uccide non solo i poveri del Sud del mondo, ma anche i poveri nel cuore dell'Impero. Trovo conforto nelle parole del grande resistente contro Hitler, il pastore luterano danese, Kaj Munk ucciso dai nazisti nel 1944 ."Qual è dunque il compito del predicatore oggi? Dovrei rispondere: fede, speranza e carità. Sembra una bella risposta. Ma vorrei dire piuttosto :coraggio. Ma no, neppure questo è abbastanza provocatorio per costituire l'intera verità.....Il nostro compito oggi è la temerarietà..Perchè ciò di cui come Chiesa manchiamo non è certamente né di psicologia né di letteratura.Quello che a noi manca è una santa collera."
Davanti alla Menzogna che furoreggia in questa regione campana, non ci resta che una santa collera. Una collera che vorrei vedere nei miei concittadini, ma anche nella mia Chiesa. ".I simboli della Chiesa Cristiana sono sempre stati il leone, l'agnello, la colomba e il pesce-diceva sempre Kaj Munk-Ma mai il camaleonte."
Vi scrivo questo al ritorno della manifestazione tenutasi nelle strade di Chiaiano, contro l'occupazione militare della cava. Invece di aspettare il giudizio dei tecnici sull'idoneità della cava, Bertolaso ha inviato l'esercito per occuparla. La gente di Chiaiano si sente raggirata, abbandonata e tradita.

Non abbandonateci. E' questione di vita o di morte per tutti. E' con tanta rabbia che ve lo scrivo. Resistiamo!

Film scoop: Biutiful Cauntri - 2007 Regia: Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio, Peppe Ruggiero
Interpreti: -Durata: h 1.23Nazionalità:
Italia 2007 Genere: documentarioAl cinema nel Marzo 2008

Trama del film : allevatori che vedono morire le proprie pecore per la diossina. Un educatore ambientale che lotta contro i crimini ambientali. Contadini che coltivano le terre inquinate per la vicinanza di discariche. Storie di denuncia e testimonianza del massacro di un territorio. Siamo in Italia, nella regione Campania dove sono presenti 1200 discariche abusive di rifiuti tossici. Sullo sfondo una camorra imprenditrice che usa camion e pale meccaniche al posto delle pistole. Una camorra dai colletti bianchi, imprenditoria deviata ed istituzioni colluse, raccontata da un magistrato che svela i meccanismi di un'attività violenta che sta provocando più morti, lente nel tempo, di qualsiasi altro fenomeno criminale.



martedì 21 aprile 2009

Earth Day 2009



Il 22 aprile torna l'Earth Day.

Dopo il successo dell’anno scorso in Piazza del Campidoglio, un altro grande evento targato National Geographic e rigorosamente ad Impatto Zero®, che sottolinea ancora una volta l’impegno di Nat Geo Music nel sensibilizzare le persone a prendersi cura del nostro Pianeta e nel sollecitarne un cambiamento nei comportamenti individuali in chiave ecologica. Il canale musicale di National Geographic sposa in pieno le finalita dell’Earth Day che punta a promuovere la conservazione dell’ambiente in cui viviamo e la sostenibilita delle politiche di sviluppo.

Ben Harper & Relentless7 saranno i protagonisti del Nat Geo Music Live, il concerto che il canale 710 di SKY organizzera il 22 aprile 2009 in occasione dell’Earth Day, la Giornata Mondiale della Terra. L’evento, che si terra a Roma in Piazza del Popolo e sara gratuito, verra trasmesso in diretta su Nat Geo Music e, in contemporanea, su National Geographic Channel HD.
Star principale del concerto sarà l’artista statunitense che si presenterà in Italia con la sua nuova band, i Relentless7, composta da Jason Mozersky (chitarrista), Jordan Richardson (batterista) e Jesse Ingalls (bassista). BEN HARPER AND RELENTLESS7 proporranno in anteprima per il pubblico della Città Eterna anche i brani tratti dal loro album White Lies For Dark Times, che uscirà il 24 aprile.
Sul palco a rappresentare la musica italiana saliranno anche i Subsonica. Il gruppo torinese porterà sul palco di Roma un particolare show presentato di recente nel fortunatissimo tour europeo, sold out in tutte le sue date. Una sapiente miscela tra elettronica e energia rock, tra melodia e ritmo incessante, che ha già conquistato Londra, Ibiza, Barcellona, Madrid e Bruxelles.
In Piazza del Popolo si esibiranno inoltre Nneka, giovane cantante nigeriana che fonde ritmi africani con il soul e il reggae, e Bibi Tanga & le Professeur Inlassable, artisti francesi la cui musica spazia dall’hip hop al gospel al jazz.

Descrizione tratta dal sito di Nat Geo Music e bloginternazionale

lunedì 20 aprile 2009

Può un semplice ombrello salvare il Pianeta?

Ospitiamo qui di seguito, come ogni mese, un articolo tratto dalla Rubrica Ambientiamoci di Bloginternazionale.com secondo noi, molto interessante. Buona lettura!

Fra pochi giorni, il 22 Aprile, inizierà la Settimana del Design di Milano, una delle più famose fiere di design del mondo. Sei giorni in cui progettisti, aziende e università da ogni parte del globo si ritroveranno per presentare gli ultimissimi progetti di loro produzione.Da anni il tema dell’ ecodesign è sempre più presente al cosiddetto “Salone”: design fatto di materiali riciclati, biomateriali, progetti realizzati con impianti “verdi”, con energie rinnovabili, prodotti di riuso e riciclo. Ci si aspetta che quest’anno il “green” sia davvero il trend trainante dell’intero evento perché questo significherebbe per una disciplina usata e bistrattata, fino a diventare sinonimo di “oggetti-belli-ma-assolutamente-inutili”, di poter ristabilire la sua originaria responsabilità: creare prodotti utili, funzionali e intelligentemente pensati.Molte sono le vie per il “green” che i designer possono intraprendere alla base della quale c’è un dibattito molto acceso su cui spesso gli esperti ritornano: fare design ecosostenibile significa progettare prodotti durevoli, resistenti (come la FordT, un'auto per tutta la vita)? O significa prendere coscienza del fatto che il consumo è divenuto un fenomeno rapido, in cui le persone vogliono continuamente cose nuove, e allora è necessario fare prodotti che soddisfino questi desideri, ma facendolo in modo intelligente – per esempio con sistemi produttivi, materiali e tecniche a basso (o nullo) impatto ambientale?Parrebbe che entrambe le soluzioni siano corrette. La prima un po' più utopica, la seconda un po' più realistica. Ci sono poi progetti che si collocano su una strada intermedia.OMBreLLO the reusable è uno dei progetti di green design che verrà presentato alla Settimana del Design: un ombrello riutilizzabile progettato dalle designer italiane Alice Bertola e Barbara Civilini. OMBreLLO the reusable vuole dare il suo piccolo contributo per rendere il mondo più verde, sensibilizzando la società sulla tematica del riutilizzo per abbattere la quantità di rifiuti prodotti inutilmente.La scelta dell’ombrello come oggetto di studio è stata dettata da una analisi dei comportamenti della “gente di città”: quest’inverno in tutta Italia ha piovuto (e nevicato) davvero tantissimo, ed è stato possibile osservare quanti ne vengono continuamente usati, rotti e buttati via ogni giorno. L’ombrello è diventato usa-e-getta, sebbene non sia stato pensato per essere tale. E i suoi tempi di smaltimento sono lunghissimi. OMBreLLO the reusable vuole trovare una soluzione a questo problema.Il progetto consiste in un simpatico ombrello pensato per poter essere riutilizzato dopo che si sarà rotto: un’idea semplice ma efficace per allungare il ciclo di vita di un prodotto d’uso quotidiano, che andrebbe altrimenti ad incrementare quella montagna di rifiuti che sta sempre più invadendo il nostro pianeta.Il disegno della tela è composto da una serie di cartamodelli che permettono di realizzare delle ghette antipioggia, un coprisellino per la bicicletta o una borsa, con estrema facilità e in tempi brevissimi. Un vero e proprio “fai da te for dummies”.

Il progetto verrà esposto per la prima volta durante la Settimana del Design di Milano, in via Savona 17, con il patrocinio di Legambiente, la più diffusa associazione ambientalista in Italia e il supporto di Lush, EdenExit, Azienda Agricola Contessa, Plose e Monzurò.

Articolo di Alice Bertola, laureata al Politecnico di Milano come Product Designer.

martedì 14 aprile 2009

Una legge contro le associazioni ambientaliste

Le associazioni ambientaliste che fanno ricorso sono avvisate: rischiano di pagare risarcimenti milionari. Lo dice una proposta di legge del Pdl, anticostituzionale e antidemocratica
9 aprile 2009

E’ sufficiente un solo articolo,otto righe in tutto, per cancellare di fatto la possibilità per le associazioni ambientaliste, e per i cittadini, di far valere le ragioni della salvaguardia dell’ambiente, dei territori e della salute in sede giudiziaria. Lo dice l’articolo 1 della proposta di legge [pdl] «Modifica all’articolo 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, in materia di responsabilità processuale delle associazioni di protezione ambientale», presentata il 10 marzo da oltre cento deputati del Pdl [primo firmatario Michele Scandroglio].
In poche parole, se le associazioni fanno ricorso al Tar contro la realizzazione di un’opera, determinando la sospensione dei cantieri, ma poi il ricorso viene respinto, allora ne rispondono sia in sede civile sia con il risarcimento danni e le spese di giudizio.Per maggiore chiarezza, l’articolo 1 recita «Qualora il ricorso… sia respinto, alle associazioni soccombenti che hanno agito o resistito in giudizio con mala fede o con colpa grave si applicano le disposizioni dell’articolo 96 del codice di procedura civile. Qualora il ricorso… sia respinto perché manifestamente infondato, il giudice condanna le associazioni soccombenti al risarcimento del danno oltre che alle spese del giudizio».Sostengono i deputati che se «da un lato, la spinta ambientalista ha determinato un continuo sviluppo della normativa di settore… dall’altro, le istanze ambientaliste hanno contribuito alla crescita di una diffusa attenzione al ‘territorio di riferimento’», determinando «un ritardo costante del ‘cantiere Italia’» per realizzare rigassificatori, termovalorizzatori, corridoi ferroviari, centrali a biomasse, elettrodotti, autostrade, discariche, inceneritori.A bloccarli, secondo i firmatari della pdl, sono semplici ricorsi al Tar, sufficienti «a impedire o a ritardare la realizzazione di opere pubbliche, senza che sia previsto alcuno strumento di responsabilizzazione delle associazioni di protezione ambientale, le quali, talvolta, presentano ricorsi pretestuosi, con il solo e unico scopo di impedire la realizzazione dell’opera pubblica». «Pertanto… al fine di evitare che ricorsi amministrativi, manifestamente infondati, siano presentati al solo fine di ritardare la realizzazione di opere pubbliche… si prevedono la responsabilità delle stesse associazioni per lite temeraria e il conseguente risarcimento del danno a vantaggio della pubblica amministrazione». Per inciso, ricordiamo che in Italia si contano sulla punta delle dita i risarcimenti per danni ambientali da parte di industrie che hanno provocato morti, malattie e disastri irreparabili; comunque, sempre per cifre irrilevanti.«Una proposta di legge in assoluto contrasto con i principi comunitari di accesso alla giustizia – dice Vanessa Ranieri, presidente del Wwf Lazio – Ma soprattutto anticostituzionale», perché la possibilità di sospendere un’opera è inibita soltanto alle associazioni ambientaliste: dunque, la norma è discriminatoria. Oltre ai dubbi di costituzionalità, è evidente un’emergenza democratica. «Nessuno riesce a spiegare a cosa servono le grandi opere, ma intanto si pensa a punire i cittadini, sempre più soli a difendere il territorio, che vuol dire le famiglie, la salute, le aziende – dice Marzia del Movimento no coke alto Lazio, da anni impegnato contro la conversione a carbone della centrale Enel di Civitavecchia [Roma] – Se non si può neppure portare avanti una vertenza, questo significa ‘regime’. Ancora più grave il fatto che fra i firmatari della pdl ci sia un sindaco: è Giulio Marini, primo cittadino di Viterbo».
Per il testo del progetto di legge: www.camera.it/dati/leg16/l 

lunedì 30 marzo 2009

Se la MeT.Ro di Roma distruggesse le foreste in Africa?




Roma, Italia, 24 Marzo 2009 — C’è un carico di legname sporco di sangue nel porto di Ravenna. Il legno si chiama azobè ed è stato tagliato illegalmente in Liberia per finanziare una guerra civile. Oggi rischia di essere utilizzato per la manutenzione della metropolitana di Roma. Con una doppia azione - al porto di Ravenna e alla metro Colosseo di Roma - gli attivisti denunciano il crimine. Il nostro paese - quale principale porto d’ingresso di legno illegale in Europa - ha il dovere di fermare questo scempio e promuovere soluzioni adeguate.
A Roma alla stazione metro del Colosseo, climbers e attivisti hanno srotolato un enorme striscione con il messaggio "African forest destruction sponsored by Metro". Stiamo informando i cittadini del rischio che, per i lavori di ristrutturazione e ampliamento della metropolitana di Roma, si usi questo legno illegalmente tagliato in Liberia. Nel frattempo, al porto di Ravenna gli attivisti si sono incatenati ai tronchi, marchiando il legname con il timbro "forest crime" e hanno chiesto l'intervento del Corpo Forestale dello Stato e dell'ente certificatore FSC.
La maggior parte del carico, giunto a Ravenna, è stato acquistato dall'azienda Interwood Srl, che ha recentemente vinto un appalto di 720 mila euro con MeT.Ro Roma Spa, l'azienda responsabile della gestione e dell’ampliamento della metropolitana di Roma.
Eppure il Comune di Roma ha aderito al progetto di Greenpeace "Città amiche delle Foreste". Avrebbe dovuto, quindi, "dare indicazioni ai dipartimenti competenti affinché nei capitolati per la fornitura di prodotti in legno e derivati sia previsto l'obbligo per le aziende interessate, di dotarsi di un sistema internazionale accreditato di certificazione ambientale, al fine di garantire il rispetto di criteri di gestione sostenibile delle aree forestali e l'adozione di procedimenti produttivi rispettosi dell'ambiente". L'utilizzo di legname di provenienza illegale per il trasporto pubblico mette chiaramente in discussione gli impegni del Comune di Roma.

Il legno che potrebbe finire nei binari nella nostra metro è senza dubbio illegale. Ha alimentato distruzione, guerra e cambiamenti climatici. Per questo motivo chiediamo formalmente alla MeT.Ro spa di impegnarsi a riformulare il bando vinto da Interwood e dimostrare inequivocabilmente che il legno illegale arrivato a Ravenna non verrà utilizzato in alcun modo per i nostri trasporti pubblici. Amiamo la metropolitana ma non possiamo credere che la si voglia costruire deforestando l'Africa e il Pianeta. Diteci che non è vero!
L'Italia è, ancora oggi, uno dei porti più importanti per l'ingresso del legno illegale in Europa. Per questo motivo il nostro Paese ha l'obbligo morale di assumere un ruolo determinante nel promuovere soluzioni adeguate. L'Italia deve ripagare il suo debito destinando almeno 4 miliardi di euro entro il 2020, a un fondo per aiutare i paesi in via di sviluppo, inclusa la Liberia, a difendersi dai cambiamenti climatici e a ridurre le loro emissioni di gas serra proteggendo le loro foreste.

Tratto da Greenpeace

venerdì 27 marzo 2009

L'ORA DELLA TERRA 2009





Il 31 marzo 2007 Sidney si spegne per un’ora, coinvolgendo 2,2 milioni di cittadini, uniti nel semplice gesto del click dell’interruttore. Nel 2008 il gesto fa il giro del mondo e a rimanere al buio sono 370 città con 50 milioni di click che fanno di Earth Hour un movimento globale per la sostenibilità. Simbolicamente si spengono il Golden Gate Bridge di San Francisco, il Colosseo a Roma, Times Square a New York, il teatro dell’opera a Sidney e centinaia di altre icone. 
Si organizzano cene a lume di candela, cortei di fiaccole alle Fiji. Va al ‘buio’ la pagina di Google, si abbassano le luci negli studi televisivi dei tg in Australia. La Rete registra con video e foto da tutto il mondo un fenomeno planetario, sostengono l’evento il premio Oscar Cate Blanchett e l’oro olimpico Cathy Freeman.
Quest’anno il WWF con Earth Hour mira ancora più alto e l’obiettivo è mille città e un miliardo di persone da coinvolgere il 28 marzo dalle 20:30 alle 21:30. Ad oggi, oltre 64 paesi in tutto il mondo hanno aderitoe il numero cresce ogni giorno di più, come il numero delle persone che con una semplice azione intendono dire ai leader del Pianeta che è giunto il momento di agire contro i cambiamenti climatici.
In Italia, il WWF si è posto un grande obiettivo. Fare di più dello scorso anno, dare un segnale ancora più forte: perché quest’anno il nostro Paese ospita il G8 e il clima sarà un tema costante nell’agenda internazionale, fino alla Conferenza di Copenaghen prevista per dicembre.
Dopo M'illumino di meno, ecco un'altra iniziativa da cogliere al volo. Parafrasando uno slogan famoso mi vien da chiedere "allora, la spegniamo?"

lunedì 16 marzo 2009

Pronti a pagare il bidone nucleare?

Il 24 febbraio 2008 Berlusconi e Sarkozy hanno presentato un accordo per costruire nuove centrali nucleari in Italia. Qualcuno ha commentato che finalmente il nostro paese si appresta a recuperare vent’anni di ritardo, causati dal famigerato referendum del 1987.

Ma con la chiusura in Italia del nucleare, il referendum c’entra poco. Il referendum non bloccò alcunché in realtà: solo la centrale di Caorso non venne riavviata (era in fermo per il ricarico del combustibile), le altre erano vetuste e non economiche, già chiuse o destinate ad essere chiuse da Enel. Ricordiamo che quando si svolse il Referendum nel 1987, la centrale di Garigliano era già chiusa, quella di Borgo Sabotino era ferma dall’anno prima, quella di Trino era già stata fermata due volte (nel ‘67 e nel ‘79) per problemi tecnici.

La verità è che il nucleare italiano non esisteva, per questo ci fu il referendum, ed era in crisi in tutto il mondo. Se si guarda alla stessa Francia, si scopre che l’EPR (il reattore ad acqua pressurizzata) attualmente in costruzione è il primo impianto nuovo dopo vent’anni e che negli Stati uniti d’America, la patria del nucleare con i suoi 104 reattori ancora attivi, l’ultima costruzione venne ordinata nel 1978.

Nucleare: dieci domande e dieci risposte

1. Gli impianti atomici di terza generazione sono più sicuri dei precedenti?

Falso. Innanzitutto va chiarito che i reattori nucleari di III generazione, sviluppati negli anni ’90, rappresentano l’evoluzione della II generazione sviluppata negli anni 1960-70, la fisica del reattore e’ immutata, sono stati invece migliorati tutti i dispositivi tecnologici di contorno.

Sul fronte sicurezza, la terza generazione si distingue dalla precedente perche’ i sistemi di sicurezza sono o ridondanti o di tipo “passivo”. I reattori di tipo EPR (European Pressurized Reactor) sono di tipo ridondante ovvero se ad esempio esiste un sistema di pompe per far circolare l’acqua per il raffreddamento, tale sistema è quadruplicato in modo che ve ne sono altri tre di scorta.

I sistemi passivi (come l’AP 1000 (Advanced Passive) di Werstinghouse) sono invece quelli che, facendo affidamento su circolazione naturale, gravità, convezione e gas compressi, fanno sì che il reattore sia in grado di auto-arrestarsi in caso di necessità e di assicurare la refrigerazione anche in assenza di alimentazione elettrica e di operatori.

E’ indubbio che i reattori di III generazione siano migliori dei precedenti, così come una nuova auto è generalmente più sicura del vecchio modello rottamato, ma il rischio di incidenti permane. Riguardo agli EPR va segnalato che il giornale inglese “The Independent” sostiene che in caso di incidente morirebbero il doppio delle persone rispetto ad un vecchio reattore poiche’ la quantità di materiali radioattivi presenti nei reattori e’ maggiore. I documenti redatti da EDF (L’Enel francese), dicono che le quantità di Bromo, Rubidio, Iodio e Cesio radioattivi saranno 4 volte superiori rispetto ad un reattore normale. Stime indipendenti di Posiva Oy (che smaltisce scorie nucleari finlandesi) dicono che lo Iodio 129 sarebbe 7 volte tanto, la NAGRA (Swiss National Co-operative for the Disposal of Radioactive Waste) dice che il Cesio 135 e 137 prodotto sarebbe 11 volte tanto.

2. Un terribile incidente come quello di Cernobyl oggi potrebbe ripetersi?

Vero. Ovviamente è difficile che accada un incidente simile ma è statisticamente impossibile escludere la possibilità di un incidente grave in una centrale. In base al numero attuale di reattori in circolazione gli scienziati stimano la probabilità di un incidente catastrofico ogni 200 anni (Aspoitalia). Ininterrotto è invece lo stillicidio di “piccoli” incidenti: nel 2008 vi sono stati 4 incidenti nelle centrali spagnole (oggi acquisite da Enel) e nel solo mese di luglio sono tre i casi segnalati in Francia (Tricastin e Romans-sur-Isère). Pensiamo a luoghi fortemente urbanizzati come la Pianura Padana…

3. Le centrali EPR destinate all’Italia garantiranno un risparmio sulle bollette dei cittadini?

Falso. Qualcuno ha rilevato sconti sulla propria bolletta dopo l’avvio della riconvertita centrale di Torre Valdariga Nord? La riconversione di questa grande centrale da petrolio a carbone, definito “pulito”, inaugurata il 30 luglio 2008 da Scajola in persona, era stata voluta dall’Enel proprio per ridurre le tariffe elettriche, essendo il carbone meno costoso di metano e petrolio e piu’ abbondante di entrambi (anche se piu’ inquinante).

Si ricordi che Enel non è più un’azienda di Stato (anche se lo stato rimane il maggior azionista), per cui deve produrre profitti, e i profitti non si fanno abbassando le tariffe e promuovendo il risparmio. Anche la borsa elettrica, creata pochi anni fa con la liberalizzazione del mercato, doveva far abbassare i prezzi, qualcuno se ne è accorto?

4. La creazione dei quattro reattori ci affrancherà del tutto dalle importazioni di greggio?

Falso. E’ falso sostenere, come ha fatto il governo italiano, che il nucleare costituisca una soluzione al problema dell’aumento del costo del petrolio. Vale la pena sottolineare che in Italia la generazione elettrica non utilizza il petrolio come fonte principale: nel 2007 i prodotti petroliferi hanno inciso solo per l’8,2% (20,9 miliardi di kWk), è il gas metano a coprire il 66% della produzione termoelettrica.

5. Esistono rischi per gli abitanti che vivono nelle aree dove sorgeranno le centrali?

Vero; per il banalissimo motivo che non esiste la sicurezza matematica che in una centrale nucleare non succedano incidenti. Gli ingeneri nucleari sanno benissimo che non si progetta nulla a rischio zero, si tende alla massima riduzione possibile. Pertanto i rischi rimangono.

6. Le scorie prodotte potranno essere smaltite in maniera definitiva?

Falso. Le scorie, per utilizzare le parole di Giuseppe Zampini, amministratore di Ansaldo Energia (che controlla Ansaldo nucleare): “sono il problema, uno dei punti su cui siamo caduti, sappiamo gestire le centrali ma in Italia non sappiamo dove mettere le scorie”. Attualmente (dati ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) abbiamo circa 60 mila metri cubi di rifiuti radioattivi (in parte stoccati all’estero ma destinati a rientrare in Italia) e 235 tonnellate di combustibile irraggiato per cui dobbiamo trovare un sito sicuro. Iniziamo a smaltire queste prima di produrne altre!

7. Esiste un sistema sicuro per rendere innocui plutonio e prodotti di fissione?

Non esistono oggi soluzioni concrete al problema dei rifiuti radioattivi. Le circa 250 mila tonnellate di rifiuti altamente radioattivi prodotti finora nel mondo sono tutte in attesa di essere conferite in siti di smaltimento definitivi. L’unico deposito di profondità esistente, si trova negli USA ma ospita solo rifiuti militari e non quelli dei reattori civili.

Riguardo al plutonio, risultano particolarmente vulnerabili gli impianti di riprocessamento dove vengono riciclate le barre di combustibile esauste estraendo il plutonio generato e l’uranio non consumato. Durante il processo sono possibili sottrazioni di materiale perché e’ impossibile un controllo rigoroso fra materiale in entrata e in uscita nell’impianto.

Quando nel 1996 il Dipartimento per l’energia statunitense compilò il noto “50° Years Report”1, scoprì che non quadravano i conti fra entrare ed uscite di plutonio nei vari impianti. Da quello di Los Alamos risultavano spariti 765Kg, l’equivalente di 150 bombe nucleari!2

Il rischio trafugamenti non diminuirà in futuro, anzi aumenterà perché i nuovi EPR sono progettati per funzionare non solo con l’usuale uranio arricchito ma con il MOX (un mix di ossidi di uranio e plutonio), ottenuto proprio con gli impianti di riprocessamento. Pertanto il “nuovo nucleare” sotto questo aspetto risulta più pericoloso rispetto al “vecchio”3. Dal 1995 l’Agenzia tiene nota di tutti gli incidenti che coinvolgono la sottrazione illecita, la detenzione e l’uso di materiale nucleare4. Al 31 dicembre 2006 la lista prodotta contava ben 1.080 casi, Il 54% di origine criminale.

8. Le future centrali di quarta generazione “ricicleranno” il plutonio?

Falso perchè la quarta generazione e’ un mito, e’ il sogno di una tecnologia nucleare che non abbia i problemi del nucleare!

Attualmente esiste un comitato internazionale formato da dieci paesi che lavora su sei tecnologie di reattori, (www.gen-4.org) comunemente identificato col termine quarta generazione:

1. reattori veloci raffreddati a gas
2. reattori veloci raffreddati al piombo
3. reattori a sale fuso
4. reattori veloci raffreddati al sodio
5. reattori supercritici raffreddati ad acqua
6. reattori a gas ad altissima temperatura

Quali fra questi vedrà un giorno la luce e’ troppo presto per dirlo e qualsiasi previsione e’ puro esercizio di fantasia.

9. Nazioni come Francia e Svezia possono rappresentare dei modelli per il nostro Paese?

Falso. Ogni paese deve cercare il proprio modello di produzione di energia elettrica basandosi sulle proprie caratteristiche peculiari. La Svezia non ha il nostro clima per cui sarebbe un modello sbagliato, la Francia ha scelto il nucleare per diverse ragioni, non escluso il fatto di avere un arsenale nucleare militare: il nucleare civile è integrato a quello militare poiché le tecnologie sono le stesse.

Certo guardare oltre confine non fa mai male, ma perchè non guardare allora alla Spagna, alla Germania o al Portogallo? Un paese, come l’Italia, povero di risorse energetiche primarie e dipendente dalle importazioni dall’estero. Ebbene il Portogallo sta diventando un leader mondiale nelle fonti alternative (Vedi Financial Times 28 febbraio 2009), ed entro il 2020 prevede di produrre il 60% dell’energia elettrica da fonti alternative! Quanti posti di lavoro pulito e diffuso si creerebbero in Italia potenziando le tecnologie solari?

10. L’installazione dei reattori creerà una maggiore produzione di energia elettrica?

Falso. E’ ovvio che quattro centrali in più, anche se fossero a metano, se fatte funzionare produrrebbero corrente che andrebbe a sommarsi a quella già generata. Ma un sistema elettrico e’ più complicato: aumentare la potenza installata non significa aumentare la produzione di energia elettrica perche’, dato che l’energia elettrica non è facilmente accumulabile, si produce energia in misura eguale alla domanda, non di piu’. Tanto per capirci il 31 dicembre 2007 in Italia avevamo centrali installate per una potenza complessiva di 93.598 MW, una cifra molto superiore alle nostre necessità (la potenza massima richiesta a febbraio 2009 è stata di 49.170 MW – Terna - Rete Elettrica Nazionale). Tenuto conto che parte di questa potenza non e’ mai disponibile a causa dei cicli di manutenzione, le imprese elettriche programmano il funzionamento dei loro impianti a seconda della richiesta e della convenienza, ovvero fanno funzionare gli impianti più redditizi.

Ma deve essere chiaro che già oggi in Italia abbiamo impianti sufficienti. Importiamo energia perchè i francesi la esportano a basso costo per il semplice fatto che un reattore nucleare non ha una produzione modulabile: quando parte non lo si spegne fino a che il combustibile non si esaurisce, per cui se l’energia prodotta non viene usata la si deve disperdere, a quel punto tanto vale venderla a basso prezzo. Per inciso in Italia siamo anche esportatori di corrente, nel 2008 abbiamo esportato 432 milioni di Kwh (Terna).(.....)

Per capire meglio: volantino formato A3 (da piegare in A4) di 4 facciate, pronto da stampare/fotocopiare fronte retro in bianco e nero. Preparato da Comitato antinucleare, Glt Impronta di Rete Lilliput, Beati i costruttori di pace, LOC e Unaltralombardia. Scaricalo!

Comitato antinucleare

Unaltralombardia
Rete Lilliput
Beati i costruttori di pace
LOC

Per approfondimenti:
www.retelilliput.org
www.oltreilnucleare.it
http://www.beati.org/nuclearecivile
www.marioagostinelli.it

domenica 8 marzo 2009

ACQUA IN BOCCA: VI ABBIAMO VENDUTO L'ACQUA


Il governo Berlusconi senza dire niente a nessuno ha dato il via alla privatizzazione dell'acqua pubblica. Il Parlamento ha votato l'articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti (del 25 giugno 2008), trasformato in Legge 133 ( votato il 5 AGOSTO 2008) che afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica.
8 marzo 2009 - Rosaria Ruffini
Fonte:
http://www.gandhiedizioni.com/


Mentre nel paese imperversano discussioni sull'eutanasia, grembiulino a scuola, guinzaglio al cane e sul flagello dei graffiti, il governo Berlusconi senza dire niente a nessuno ha dato il via alla privatizzazione dell'acqua pubblica. Il Parlamento ha votato l'articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti, che afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica.Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico ma una merce, e quindi sarà gestita da multinazionali (le stesse che possiedono l'acqua minerale).Già a Latina la multinazionale che gestisce l'acqua locale ha deciso di aumentare le bollette del 300%. Ai consumatori che protestano, la multinazionale manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori.La privatizzazione dell'acqua che sta avvenendo a livello mondiale provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri.L'uomo è fatto per il 65% di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in vendita.L'acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno può appropriarsene per trarne illecito profitto. L'acqua è l'oro bianco per cui si combatteranno le prossime guerre.... Guerre che saranno dirette dalle multinazionali alle quali oggi il governo, preoccupato per i grembiulini, sta vendendo il 65% del nostro corpo.
Acqua in bocca.

Ma questa assurda e "incomprensibile" battaglia dell'acqua inziava già quest'estate quando Padre Zanotelli scriveva a Walter Veltroni così:
Caro Walter, pace e bene!
Oggi (22 marzo, ndr), Giornata mondiale dell'acqua, mi sono sentito ancora più spinto a scriverti questa lettera aperta. Ho esitato molto a farlo proprio perché siamo in piena campagna elettorale, ma alla fine ho deciso di scriverla mosso dall'enorme grido degli impoveriti che mi ruggisce dentro.Tu sei venuto a trovarmi a Korogocho, una spaventosa baraccopoli di Nairobi (Kenya) e hai toccato con mano come «vivono» i baraccati d'Africa.Davanti a quell'inferno umano, tu hai pianto. Mi avevi promesso, in quella densa conversazione nella mia baracca, che avresti portato quell'immenso grido di sofferenza umana nell'arena politica. Ora che sei il segretario del Partito democratico, sembra che ti sia dimenticato di quel «grido dei poveri». Non ne sento proprio parlare. Non chiedo carità (non serve!), chiedo giustizia, quella distributiva che è il campo specifico della politica. E non parlo solo della fame nel mondo (fa già parte degli 8 obiettivi del Millennio, su cui si è fatto quasi nulla!), ma soprattutto della sete del mondo. (Infatti non è più il petrolio il bene supremo, ma l'acqua che, con i cambiamenti climatici, andrà scarseggiando). Se questo è vero, perché nel tuo programma elettorale appoggi la privatizzazione dell'acqua?Lo sai che questo significa la morte di milioni di persone per sete? Con questa logica di privatizzazione, se oggi abbiamo cinquanta milioni di morti per fame, domani avremo cento milioni di morti di sete. Sono scelte politiche che si pagano con milioni di morti.Caro Walter, perché quelle tue lacrime su Korogocho non le puoi trasformare in gocce d'acqua per i poveri? L'acqua è sacra, l'acqua è vita.Caro Walter, perché non puoi proclamare che l'acqua non è una merce, ma è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestita dalle comunità locali con totale capitale pubblico, al minimo costo possibile per l'utente, senza essere Società per azioni?Solo così potrai asciugare le tue lacrime e quelle degli impoveriti del pianeta, ma anche dei poveri del Nord del mondo come le classi deboli di questa mia Napoli.Chi dei nostri poveri potrà mai bere l'acqua del rubinetto, con bollette aumentate del 300 per cento, come è avvenuto a Aprilia?Caro Walter, sull'acqua ci giochiamo tutto, ci giochiamo la nostra stessa democrazia, ci giochiamo il futuro del pianeta.Caro Walter, non dimenticarti di quelle lacrime di Korogocho!

Caro Walter, non dimenticare le lacrime di KorogochoAlex Zanotelli - il manifesto, 25 marzo 2008.
E Veltroni rispondeva così:
L'acqua è un bene di tutti. Walter Veltroni, 1 aprile 2008.

lunedì 16 febbraio 2009

Ambientiamoci - Tutti possiamo controllare i cambiamenti climatici.


Ci siamo, il 16 febbraio è arrivato e con lui anche questa nuova rubrica che in poco tempo ha già raccolto l’adesione di diversi sostenitori. Infatti, se prossimamente vi ritroverete nuovamente di fronte a queste parole navigando per la blogosfera, non allarmatevi! Il senso di questa rubrica dal titolo “Ambientiamoci” è proprio quello di unire bloggers e semplici cittadini accomunati dalla sensibilità verso il rispetto dell’ambiente che ci circonda.
Perché il 16 febbraio? Perché esattamente 4 anni fa entrò in vigore l’ormai famoso Protocollo di Kyoto. Brevemente: esso prevede, entro il periodo di adempimento 2008-2012, una riduzione non inferiore al 5,2%, tramite obbligo in capo agli Stati aderenti, delle emissioni di elementi inquinanti (i famosi “gas serra” ) rispetto ai valori registrati nel 1990. L’Unione europea si è fissata una riduzione non inferiore all’8%. Per ulteriori informazioni riguardanti il suo contenuto, consultare, di seguito, il testo dell’accordo in italiano. Lo scopo di questo articolo, invece, è quello di cominciare a fare un bilancio e tirare delle conclusioni, specialmente dal punto di vista del “vecchio continente”.
Numerose iniziative sono già state attuate sia a livello europeo sia a livello nazionale. Per rispettare gli obiettivi del Protocollo, nel marzo 2000 la Commissione europea ha lanciato il “Programma europeo sul cambiamento climatico” (PECC). Come si può leggere sul sito dell’UE http://www.blogger.com/www.climatechange.eu.com, «nel quadro del programma, i funzionari della Commissione lavorano insieme ai rappresentanti dell'industria, alle organizzazioni ambientali e ad altre parti interessate per identificare le misure più efficaci ed economicamente vantaggiose per la riduzione delle emissioni. Da allora sono già state adottate oltre 30 di queste misure». La più famosa è il “programma di scambio delle quote di emissione” lanciato il 1° gennaio 2005. I governi europei hanno assegnato quote annue di emissione di CO2 a circa 10.500 impianti e stabilimenti ad elevato consumo, responsabili di circa la metà delle emissioni di CO2 in Europa. Gli stabilimenti che ne emettono meno possono vendere le loro quote in eccedenza ad altri impianti meno efficienti. Il sistema dovrebbe spingere ad una riduzione delle emissioni poiché le società che eccedono i loro limiti di emissione senza coprirli con quote acquistate da altre società sono soggette a penali salate. Inoltre, «altre misure del PECC sono volte a ridurre i consumi delle automobili e ad aumentare il rendimento energetico degli edifici (un buon isolamento può ridurre i costi di riscaldamento fino al 90%), ad aumentare l'impiego di fonti di energia rinnovabili quali il vento, il sole, le maree, la biomassa, l’energia geotermica e a ridurre le emissioni di metano dalle discariche».
Infine, l’UE, sganciandosi dal resto del Mondo, ha deciso di sottoscrivere un nuovo accordo (il cosiddetto “pacchetto 20-20-20”) che supera di gran lunga gli obiettivi previsti da Kyoto: «l’impegno preso consiste nella riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra del 20% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2020. Per conseguire l’obiettivo del 20%, le iniziative esistenti, quali il programma di scambio delle quote di emissione, verranno integrate da nuove misure volte, in particolare, a incrementare l’efficienza energetica del 20% entro il 2020, a portare la quota di fonti rinnovabili al 20% entro il 2020 e a dotare le nuove centrali energetiche della tecnologia di cattura e stoccaggio di anidride carbonica».

Quali sono i risultati di questi impegni? Secondo il sito delle Elezioni europee 2009, l’ultimo rilevamento dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) del 2007, le emissioni reali sono diminuite dello 0,8% (35,2 milioni di tonnellate di equivalente CO2) in un anno, ossia del 2% rispetto all’anno di riferimento, il 1990. Tale dato va tuttavia ridimensionato, dal momento che l’emissione dei gas a effetto serra rimane superiore dell’1,4% all’anno 2000. Si tratta inoltre di un risultato inferiore all’ipotesi iniziale, in quanto rappresenta solo un quarto dell’obiettivo stabilito». Ovviamente questa media vede delle “punte di diamante” e dei “pessimi allievi”: tra i primi troviamo la Finlandia (-14,6 %), i Paesi Bassi (-2,9 %) e la Germania (-2,3 %), tra i secondi l’Italia (che dovrebbe ridurre le proprie emissioni del 6,5% e dal 1° gennaio 2008 sta accumulando un debito di 4,1 milioni di €/giorno per lo sforamento delle emissioni di CO2 rispetto all'obiettivo previsto dal Protocollo – ad oggi siamo a quota 1 miliardo e 700 milioni di € circa), la Danimarca e la Spagna che invece di ridurre, hanno aumentato le loro emissioni a causa dell’aumento di produzione delle centrali termiche a combustibile fossile. Qui la tabella con gli obiettivi dei singoli Stati.
Ma di non solo Stati vive l’Unione. Anche le multinazionali energetiche operanti nel settore elettrico e delle fonti fossili stanno facendo la loro parte. Nonostante le resistenze del settore dell'energia tradizionale (si prenda ad esempio negativo la EXXON), una vera e propria rivoluzione sta coinvolgendo l’Europa: nel periodo 2000-2008, le variazioni nette della potenza elettrica installata in Europa vedono al primo posto il gas (68%) seguito dall’eolico (45%) e dal fotovoltaico (7%). Le centrali nucleari, a carbone e ad olio combustibile hanno invece registrato un saldo negativo.
Dobbiamo essere ottimisti? Sempre secondo l’AEA, le previsioni di riduzione per il 2010 sono di gran lunga migliori di quelle dell’anno precedente e sono in linea con le proiezioni attuali: “l’UE (a 15) supererà gli obiettivi del Protocollo di Kyoto”. Va detto che 12 dei 15 Stati membri prevedono di raggiungere i loro obiettivi iniziali solo grazie all’accostamento di misure nazionali a meccanismi europei. Ecco la nota dolente: soltanto l’attuazione di misure aggiuntive consentiranno di raggiungere quest’ambizioso obiettivo, altrimenti la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra non potrà superare il 4%. Ma i governi saranno disposti ad imporre sacrifici a cittadini ed imprese, oltre che a sé stessi, in un periodo di forte crisi come quello che stiamo attraversando?
Ed è qui che entriamo in gioco Noi; sempre secondo il sito della Commissione europea, «se tutti modificassimo lievemente i nostri comportamenti quotidiani, potremmo ottenere significative riduzioni delle emissioni di gas ad effetto serra riducendone l'impatto sul sistema climatico del pianeta. In molti casi queste modifiche ci farebbero anche risparmiare» economicamente.
Qui potete trovare un’interessante elenco di piccoli gesti per controllare le proprie emissioni.

E il resto del Mondo? Gli obiettivi sono ben lontani dall’essere raggiunti ma si spera nell’apertura di un Green Deal da parte dell’America di Barack Hussein Obama e si aspettano le “temibili” (quanto auspicabili) reazioni concorrenziali dei Paesi asiatici, Cina e India in testa.