martedì 6 ottobre 2009

Lodo Alfano, nessun verdetto. Consulta si aggiorna a domani


Slitta almeno a domani il verdetto della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano. Dopo due ore di riunione, i 15 alti magistrati chiamati a decidere sulla legittimità della legge che sospende i processi penali per le prime 4 cariche dello Stato hanno infatti aggiornato la camera di consiglio a domani matttina alle 9.30. Intanto la difesa di Berlusconi si è detta fiduciosa sulla pronucnia della Corte, l'avvocato Pecorella ha sottolineato che "la nuova legge elettorale fa del presidente del Consiglio un soggetto con un ruolo del tutto particolare e ciò giustifica una legge applicabile al presidente del Consiglio.

Incalzato da una sentenza che lo indica come corresponsabile di corruzione, Silvio Berlusconi ha avvertito tutti gli oppositori che il governo andrà avanti cinque anni e che nulla potrà tradire il mandato che gli italiani gli hanno conferito. La sentenza del lodo Mondadori è per il premier "un'enormità giuridica". Le accuse che arrivano da Milano hanno messo in agitazione la maggioranza, che parla esplicitamente di un "disegno eversivo per sovvertire la volontà democratica". Da Gianfranco Fini parole che sembrano un avvertimento: "L'unica maggioranza legittimata è quella decisa dal voto popolare", mentre sulla possibilità d'un ritorno alle urne resta scettico Umberto Bossi, il quale, in ogni caso, ha detto che "noi siamo pronti a vincerle ancora". Cauta sull'ipotesi elezioni anche l'opposizione, che non rinuncia a puntare il dito contro una maggioranza che considera il premier al di sopra delle leggi. Chi invoca le urne è, invece, Antonio Di Pietro: "Ancora di più ora che la sentenza del lodo Mondadori prova che Berlusconi è un criminale".

Nei dettagli:

Silvio Berlusconi è "corresponsabile della vicenda corruttiva" alla base della sentenza con cui la Mondadori fu assegnata a Fininvest. Lo scrive il giudice Raimondo Mesiano nelle 140 pagine di motivazioni con cui condanna la holding della famiglia Berlusconi al pagamento di 750 milioni di euro a favore della Cir di Carlo De Benedetti.
E' il 25 gennaio del 1990 quando la famiglia Formenton, erede di Arnoldo Mondadori, cede il controllo della casa editrice a Silvio Berlusconi. Carlo De Benedetti impugna l'accordo, sostenendo che i Formenton si erano impegnati a cedere l'azienda a lui. Il 20 giugno dello stesso anno un collegio arbitrale dà ragione a De Benedetti e gli assegna il controllo della Mondadori. Sei mesi più tardi la corte d'appello di Roma annulla il lodo emesso dal collegio arbitrale e la casa editrice di Segrate torna in possesso di Berlusconi. Un accordo successivo tra di due contendenti assegna il settore libri e periodici a Berlusconi e il quotidiano La Repubblica insieme al settimanale L'Espresso a De Benedetti. Il 12 marzo 1996 però un fatto scompiglia le carte: il giudice romano Renato Squillante viene arrestato per aver distribuito tangenti per conto della Fininvest. Tra le sentenze comprate, secondo l'accusa, quella sul lodo Mondadori. Al termine di un lungo e complesso percorso giudiziario, nel 2007 la Corte di Cassazione condanna definitivamente Cesare Previti, avvocato di Berlusconi, per aver corrotto con soldi della Fininvest la corte d'appello di Roma che tolse la Mondadori a De Benedetti. Da qui nasce il maxi risarcimento che ora un giudica milanese ha fissato in 750milioni di euro.

Fonte: Skytg24

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