venerdì 23 aprile 2010
lunedì 15 marzo 2010
Italia, espulsi anche gli irregolari con figli minori a scuola
Gli stranieri irregolari con figli minori che studiano in Italia non possono chiedere di restare nel nostro paese. Secondo una sentenza della Corte di Cassazione, che così smentisce una recente sentenza della stessa suprema corte, la tutela della legalità alle frontiere prevale sul diritto allo studio dei minori.
Con la sentenza n. 5856, la Cassazione ha respinto il ricorso di un immigrato albanese residente a Busto Arsizio, con moglie in attesa della cittadinanza italiana e due figli minori. Il cittadino albanese aveva richiesto di non essere espulso per non arrecare danni al "sano sviluppo psicofisico" dei figli. La suprema corte ha risposto che la permanenza ai clandestini in Italia è permessa solo in nome di "gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico del minore se determinati da una situazione d'emergenza", mentre la frequenza scolastica configurerebbe una "tendenziale stabilità" ed "essenziale normalità". Al contrario sarebbe legittimata la permanenza dei clandestini strumentalizzando l'infanzia. Secondo la sentenza, la salvaguardia delle esigenze del minore non può prescindere dall'impianto normativo della legge sull'immigrazione.
Nelle scorse settimane, la Suprema Corte ha depositato una sentenza di segno opposto a quella di oggi, con la quale era stata ritenuta "ipotizzabile la grave compromissione del diritto del minore ad un percorso di crescita armonico e compiuto derivante dall'allontanamento di un genitore".
L'Alto commissario Onu per i diritti umani in Italia, Navi Pillay, ha espresso "grave e seria preoccupazione" per l'aberrante sentenza. Contattato da PeaceReporter, Marco Rovelli, scrittore da sempre impegnato nella difesa dei migranti, ha detto che "il contenuto di questa sentenza non solo viola gli accordi internazionali, ma oltraggia i più elementari principi dei diritti che appartengono all'umano in quanto tale. Un bambino nasce in una terra, parla quella lingua, la sua identità si forma entro quello spazio sociale - ha concluso Rovelli - e poi, per un malefico dispositivo giuridico, deve essere strappato a sé stesso. Non c'è altra parola se non inumanità".
martedì 16 febbraio 2010
NATURA. A QUALCUNO PIACE MORTA
martedì 19 gennaio 2010
Da Haiti. Cronache sul filo del web e della radio
lunedì 21 dicembre 2009
Buon Natale....
più che regina,
e nei tuoi occhi
riflessa sta una forza a te solo conosciuta.
E vai,
macinando miglia
ingoiando polvere
caricando pesi
coltivando sogni.
E vai con passo fermo,
segnando tappe
per capitoli nuovi
di un libro antico.
E continui ad andare,
instancabile venditrice di speranza.
Non importa se la pioggia inzuppa le tue ossa,
se il sole brucia l'anima tua,
se la polvere impasta il sudore.
Nei tuoi occhi gentili
riflessa sta una meta a te solo conosciuta.
E vai incontro alla notte.
Ad attenderti le stelle,
impazienti di danzare al ritmo dolce del tuo cuore.
Poi prima che spunti il sole,
riprendi il cammino anticipando l'alba
generando aurore
inventando futuro.
E l'Africa tutta
vedendoti avanzare all'orizzonte,
maestosa,
più che regina,
rinnova la fede nel Dio della Vita.
E vai carica di sogni e popoli,
riflessi nei tuoi occhi dolci di Madre d'Africa
e ostinata custode dell'umanità".
Elisa Kidané, suora comboniana, poetessa e giornalista eritrea, da anni impegnata nella difesa dei diritti delle donne d’Africa. Ha ricevuto il premio: “Ho l’Africa nel cuore” per la testimonianza di vita e per l'impegno costante nell'affermazione dei diritti delle donne di tutti i popoli, ma soprattutto per la dedizione, attraverso la sua poesia dolce e fiera, nel far conoscere il protagonismo delle donne d'Africa, preziosa risorsa di vita per il continente e per l'umanità.
giovedì 26 novembre 2009
No alla vendita dei beni confiscati
"Spero che ti venga un cancro": La Russa risponde così ad un ragazzo in Spagna
sabato 14 novembre 2009
ROTOTOM SOTTO ATTACCO "NON PROCESSATE BOB MARLEY"
Viene contestato l'art. 79 della Fini-Giovanardi, probabilmente la norma piu' ideologica di quella legge tremenda. Secondo l'accusa il Sunsplash agevolerebbe l'uso di marijuana, in buona sostanza, per il solo fatto di essere un festival reggae.
Dalle motivazioni delle indagini si legge infatti che "l'ideologia rastafariana prevede l'associazione tra la musica reggae e la mariuana" e di conseguenza, visto che al sunsplash c'erano "persone che, nel contesto dell'evento musicale e delle connesse suggestioni culturali, si dedicavano all'utilizzo di droghe, specie del tipo hashish e marijuana", Filippo merita la prigione (da 3 a 10 anni).
Una simile interpretazione della legge potrebbe quindi colpire chiunque organizzi anche solo una serata reggae: solo per quello potrebbe essere indagabile per "agevolazione alll'uso della marijuana".
Il fatto poi che il rototom abbia "manifestato in ogni sede - pubblica o privata e sugli organi di informazione - totale insofferenza per i controlli delle forze di polizia giudiziaria", visto che inserito negli atti, costituirà una sorta di aggravante?
Venerdì 13 novembre 2009 si è svolto a Udine, la manifestazione dall’emblematico titolo “NON PROCESSATE BOB MARLEY”, contro la criminalizzazione non solo del Rototom Sunsplash , che rischia di essere cancellato, e di tutta la musica reggae e della cultura Rastafari come emerge dagli atti della procura, ma prima di tutto dei luoghi di libertà, di dibattito vero, di tolleranza, di incontro fra diversi, di pace come il Sunsplash è sempre stato. La caccia alle streghe scatenata contro il Rototom, attraverso l'art 79 della l. Fini Giovanardi, è figlia di questo pericoloso clima chiuso, oppressivo, xenofobo che si respira in Italia.
.
Art. 79 del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, il comma 1 e' sostituito dal seguente:
«1. Chiunque adibisce o consente che sia adibito un locale pubblico o un circolo privato di qualsiasi specie a luogo di convegno di persone che ivi si danno all'uso di sostanze stupefacenti o psicotrope e' punito, per questo solo fatto, con la reclusione da 3 a 10 anni e con la multa da euro 3.000 ad euro 10.000 se l'uso riguarda le sostanze e i medicinali compresi nelle tabelle I e II».
giovedì 12 novembre 2009
Dall'Inferno alla Bellezza
Un vero e proprio pezzo di Storia.
domenica 25 ottobre 2009
Premio per la Pace Pax Christi International 2009
Pax Christi Italia è lieta di comunicare che il prossimo 26 ottobre 2009 avrà luogo a Roma la cerimonia per l'assegnazione dell'edizione 2009 del premio per la pace di Pax Christi International
Quest'anno il premio sarà assegnato a Justine Masika Bihamba.
Justine Masika Bihamba è coordinatrice di SFVS, un'organizzazione non governativa congolese che difende i diritti umani delle donne. Justine e la sua famiglia, così come diversi collaboratori di SVFS, vengono minacciati e attaccati con regolarità a causa del loro lavoro.
La sera del 18 settembre 2007 sei soldati armati fecero irruzione nell'abitazione di Justine a Goma, capoluogo del nord Kivu. In casa c'erano i suoi sei figli, di età compresa tra i 5 e i 24 anni. Minacciandoli con le armi, i soldati legarono i ragazzi e chiesero loro dove fosse la madre. Nonostante le suppliche, aggredirono la figlia 24enne (colpendola in viso e rompendole un dente) e successivamente tentarono di aggredire e stuprare la figlia più giovane. Justine rientrò in casa proprio mentre stava avendo luogo l'aggressione. Sulla soglia di casa Justine identificò uno dei militari, gli chiese che cosa stesse facendo lì e chiamò immediatamente le autorità. Durante la telefonata i soldati fuggirono.
Il 27 settembre 2007 Justine sporse denuncia. Nelle settimane e nei mesi seguenti una serie di alti generali dell'esercito, di governatori provinciali e altri ufficiali le promisero che sarebbe stata fatta giustizia. Nel marzo 2008, inoltre, il vice-governatore promise ad Amnesty International che si sarebbe occupato della questione, affermando che era "inaccettabile che i responsabili restino impuniti". Un anno dopo l'aggressione, tuttavia, i responsabili non sono ancora stati arrestati né processati.
Justine e i suoi figli sono stati ripetutamente minacciati da uomini in divisa, che si aggirano regolarmente intorno alla loro abitazione. In due occasioni, alcuni soldati si sono presentati a casa di Justine, minacciando la famiglia e facendosi beffa delle accuse contro di loro.
da http://www.amnesty.it/